
Sul panettone (Milanese si sa) ci sono molte leggende e la sua origine non è affatto documentata.
Una racconta che, nel 1495, alla Corte di Ludovico il Moro, uno sguattero dodicenne venne incaricato di controllare la cottura di ciambelle nel forno. Ma Toni era solo un bambino stanchissimo e si addormentò … e le ciambelle bruciarono.
Toni era disperato.
Così prepara un dolce che una volta aveva confezionato per i suoi amici usando l’avanzo dell’impasto di quelle ciambelle ed aggiungendo uova, burro, canditi e uvetta.
E’ la duchessa la prima a mangiarlo ed esclama “Ottimo!”
Tutti i convitati sono d’accordo con lei.
L’infido Capo Cuoco non rivela che a prepararlo era stato il piccolo sguattero ma la cosa si viene comunque a sapere ed il dolce viene battezzato dal Duca in persona “Pan di Toni.“

La seconda leggenda ci parla di un cavaliere, Ughetto degli Antellari, il quale era follemente innamorato di Adalgisa, la figlia del fornaio di Corte.
L’epoca è sempre quella di Ludovico il Moro.
La famiglia Atellani era contrarissima alle nozze del giovin nobil virgulto con un’umile fornaia per cui il ragazzo si fece assumere come garzone di bottega dal fornaio e, pensando a come farsi notare dalla bella Adalgisa, inventa un pane a cui aveva aggiunto uova, burro, zucchero, cedro candito e uvetta.
Il successo fu talmente grande che c’erano infinite file di avventori davanti al fornaio per procurarsi quella leccornia.
Come finì? Come in tutte le favole come si deve: il fornaio diventò ricchissimo ed Ughetto e Adalgisa si sposarono vivendo per sempre felici e contenti.
Una terza leggenda ci racconta di Ughetta, (che in milanese significa uvetta) una monaca di un convento poverissimo che, per festeggiare il Natale, preparò per le sue consorelle un pane al cui impasto aggiunse zucchero, burro, canditi ed uvetta tracciando con il coltello una croce sulla sommità del dolce, in segno di benedizione.
Questa leggenda ha fondata storicità: è documentata infatti dal Conte Pietro Verri, che, in un suo scritto, racconta nel dettaglio la consuetudine natalizia tipicamente milanese della “Cerimonia del Ceppo”, in cui la famiglia si riuniva attorno al focolare dove ardeva un enorme ceppo per assistere al simbolico atto con cui il pater familias spezzava il pane e lo condivideva coi presenti.
Nel XV secolo le corporazioni di Milano decisero che la divisione tra pane dei poveri (pane di miglio, detto pan de mej) e pane dei ricchi e dei nobili (pane bianco, detto micca) non doveva esistere nel giorno di Natale … tutti, per eguaglianza, dovevano mangiare lo stesso pane.
Era il “Pan de’ Sciori” (Pan dei Signori) o “Pan de Ton” (Pane di tono), ovvero il pane di lusso, fatto di puro frumento e farcito con burro, zucchero e zibibbo.

A parte le leggende, delle quali sinceramente poco potrebbe importarci di fronte ad un profumatissimo panettone, è certo che questo dolce specialissimo nacque nel XV Secolo e divenne sempre più popolare, prima in Lombardia e poi in tutta Italia diventando il dolce simbolo del Natale e del quale, da decenni si cerca anche di ottenere la DOP.
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